Una macchina amministrativa inceppata
Il problema della burocrazia
La macchina amministrativa della Regione Sardegna mostra importanti criticità operative, come evidenziato nel rendiconto dell’esercizio 2023 esaminato dalla Corte dei Conti.
L’analisi della Corte dei Conti sottolinea un progressivo peggioramento nella capacità di spesa delle risorse, con crescenti difficoltà nell’impegnare i fondi stanziati. Questa inefficienza ha portato all’accumulo di ingenti avanzi di gestione, segno evidente di disfunzioni sistemiche.
Nonostante le previsioni di spesa siano aumentate del 16%, gli impegni effettivi sono cresciuti solo del 13,34%, passando da circa 9,36 miliardi di euro nel 2022 a oltre 10,6 miliardi di euro nel 2023. Tuttavia, la somma delle risorse non utilizzate ha raggiunto i 3,6 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 2,9 miliardi dell’anno precedente.
Non può non evidenziarsi una sostanziale incapacità della Regione a tradurre le risorse stanziate in progetti concreti, con tutto ciò che ne deriva sugli effetti negativi in termini di economia regionale e crescita del PIL reale ferma allo 0,7%.
Le criticità principali risiedono nella gestione del ciclo di bilancio, caratterizzato da ritardi cronici nell’approvazione dei documenti contabili e dal frequente ricorso all’esercizio provvisorio. Detto strumento, sebbene utile in situazioni di emergenza, limita la possibilità di impegnare risorse per nuovi progetti o completare quelli già avviati.
Inoltre, il processo di programmazione delle entrate e delle spese si rivela debole, contribuendo alla sottoutilizzazione dei fondi, in particolare quelli destinati agli investimenti nel settore sanitario. Il risultato è il mancato completamento di opere programmate, aggravato da ritardi nei pagamenti e difficoltà di spesa.
In aggiunta, si registra una marcata discrepanza tra le previsioni iniziali e finali delle entrate e delle spese.
La Regione fatica a stimare con precisione le risorse disponibili e a realizzare concretamente quanto previsto nei documenti finanziari. Questo scollamento tra pianificazione e attuazione è diventato ancora più evidente nel 2023, dimostrando un sistema amministrativo inefficace.
BUROCRAZIA E MANCANZA DI COORDINAMENTO
Alla base di tali problemi- a parere di chi scrive- si trovano profonde inefficienze burocratiche. Mi riferisco in particolare alla macchina amministrativa dello Stato centrale, della Regione e di quello locale e territoriale. E qui viene il punto dolens su cui credo ci sia ancora una insufficiente riflessione da parte del Legislatore nazionale e regionale
Il sistema amministrativo regionale è intrappolato in un quadro normativo complesso, che richiede numerosi passaggi e autorizzazioni per approvare qualsiasi spesa. Ne deriva un rallentamento del processo decisionale e operativo, causando ritardi significativi nell’uso delle risorse, anche quando le risorse sono già disponibili. Di conseguenza, lo sviluppo di progetti strategici per la regione viene spesso compromesso.
Si aggiunge inoltre una carenza di coordinamento tra i vari uffici e dipartimenti della pubblica amministrazione. I flussi di comunicazione sono lenti, e la cooperazione inefficace tra le diverse strutture rallenta ulteriormente l’esecuzione delle politiche pubbliche. La frammentazione interna ostacola l’attuazione degli interventi previsti, bloccando o ritardando i progetti chiave.
Ulteriore elemento critico è la carenza di competenze specifiche all’interno della macchina amministrativa. La scarsità di personale qualificato e tecnicamente preparato per la gestione di progetti complessi, l’allocazione delle risorse e la supervisione dei processi contabili ha un impatto negativo sulla capacità operativa della Regione. L’insufficiente presenza di competenze si traduce in errori nelle previsioni di bilancio, ritardi nell’esecuzione delle spese e una scarsa capacità di rispettare le scadenze stabilite.
Altro ostacolo è rappresentato dalla complessa normativa di co-gestione tra Stato e Regione, che coinvolge una moltitudine di enti e autorità. Si tratta di una frammentazione di competenze che genera sovrapposizioni tra i poteri centrali e regionali, creando confusione e mancanza di coerenza nell’attuazione delle politiche. Le diverse entità spesso operano in modo scoordinato, aggravando ulteriormente le inefficienze amministrative e burocratiche.
Il risultato di amministrazione al 31 dicembre 2023, pari a oltre 3,8 miliardi di euro, è un chiaro indicatore di inefficienza. Sebbene un avanzo di bilancio possa sembrare positivo, la Corte dei Conti lo interpreta -giustamente- come il segnale di una mancata capacità di spesa delle risorse disponibili.
In altre parole, la Regione non è in grado di utilizzare pienamente i fondi destinati alla realizzazione di progetti strategici.
SERVE UN INTERVENTO STRUTTURALE
Per superare queste inefficienze, è necessario un intervento strutturale mirato a semplificare il quadro normativo e snellire le procedure burocratiche. Ridurre il numero di passaggi necessari per approvare le spese e promuovere maggiore flessibilità nelle decisioni amministrative potrebbe accelerare l’utilizzo delle risorse disponibili. (rinvio ad altra riflessione dello scrivente sul punto della burocrazia https://www.gianfrancomeazza.it/2021/12/22/il-problema-dei-poteri-e-la-burocrazia-da-risolvere/).
È inoltre fondamentale investire nella formazione del personale amministrativo, garantendo competenze tecniche adeguate per la gestione delle risorse finanziarie e dei progetti complessi. Un’amministrazione più qualificata e preparata potrebbe gestire in modo più efficiente le risorse, riducendo i ritardi e gli errori di previsione.
Infine, è necessario promuovere una maggiore sinergia tra Stato e Regione, migliorando il coordinamento tra i vari enti coinvolti nella gestione delle risorse pubbliche. Un approccio più integrato e meno frammentato potrebbe ridurre le sovrapposizioni normative e garantire una maggiore coerenza nelle politiche finanziarie e amministrative.
Alla luce di quanto sopra servono riforme strutturali a monte, provenienti dallo Stato centrale.
Al netto ovviamente del problema- enorme- dello scollamento istituzionale Stato-Regioni ( rectius: autonomia differenziata) su cui non è possibile nella presente sede soffermarsi.
CONCLUSIONI
La situazione della macchina amministrativa della Regione Sardegna riflette problemi strutturali di lunga data. La combinazione di burocrazia inefficiente, carenza di competenze tecniche e gestione frammentata delle risorse ha generato un quadro preoccupante, con miliardi di euro inutilizzati e una crescita economica stagnante. Solo un intervento deciso e strutturale potrà invertire questa tendenza, garantendo uno sviluppo economico sostenibile e un utilizzo più efficiente delle risorse pubbliche.
Sassari, 28 settembre 2024
Gianfranco Meazza,
Presidente Identità e Costituzione ETS